Leggo spesso articoli dedicati al marketing generazionale e li analizzo perché sono molto interessata a questo approccio del marketing.
Un approccio che cerca di capire i valori e principi delle diverse generazioni, e non solo i modelli di acquisto oppure il potere d’acquisto. Ogni decade porta con sé nuove sfide e nuovi interessi che vanno studiati e, soprattutto, capiti.
Purtroppo però ci sono due aspetti importantissimi di questo approccio che spesso non sono chiari e quindi non si riesce a capire il valore del marketing generazionale nelle strategie .
Non si tratta di creare etichette
L’analisi delle caratteristiche delle varie generazioni non ha lo scopo di creare dei grandi gruppi di persone così da poter scartare una generazione oppure un’altra dai nostri piani di marketing.
Lo scopo principale è capire storicamente lo sviluppo di una generazione per riuscire a comunicare con lei. Si tratta di capire delle caratteristiche che ci aiutano a creare legami e a capire se i nostri valori possono essere condivisi da una generazione
Ora avrete capito perché mi interessa così intanto il marketing generazionale: perché è un bellissimo mix tra storia contemporanea e marketing, impossibile per me restarne fuori.
Una generazione è completamente omogenea?
Una generazione non può essere un gruppo omogeneo: paesi, età, sesso, educazione…, sono tutte variabili che cambiano ogni persona.
Dobbiamo immaginare la generazione come un macro contesto dove le persone vivono e crescono, un macro contesto dove si creano valori comuni e condivisi tra le persone.
Ma allo stesso tempo ci sono i micro contesti costituiti dalle persone che fanno parte della generazione e qui entrano in gioco altre analisi strategiche per capire al meglio il nostro target.
Quindi comprendere le generazioni non è il punto d’arrivo ma quello d’inizio per conoscere le persone e capire di cosa hanno bisogno e come.
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